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Il dipinto, di intento devozionale, s’inserisce nel solco di una secolare tradizione inaugurata dalla stessa Colomba da Rieti quando a Perugia nel 1494 chiese la realizzazione del Gonfalone della peste, eseguito a spese della comunità dal pittore Giannicola di Paolo.

A Rieti, il culto della Terziaria Domenicana come protettrice nelle calamità della peste si diffuse nel corso del Seicento, quando fu fondata presso la chiesa parrocchiale di San Donato la Confraternita a lei intitolata. A quest’epoca risale il dipinto di Salvatore Tarco, trasferito nell’Ottocento presso la chiesa di San Pietro Martire quando la confraternita si fuse con la Compagnia della Buona Morte. La tela in questione riproduce con poche varianti lo schema compositivo di quest’opera. In basso, una giovane donna e il suo bambino giacciono colpiti dal morbo. Un soccorritore li osserva angosciato, una donna si rivolge in preghiera alla beata Colomba, raffigurata con l’abito bianco ed il mantello nero del Terz’Ordine della Penitenza di San Domenico e i suoi emblemi parlanti, che a sua volta contempla il Cristo giudice, affiancata dalla Vergine Maria. Al centro della scena, che si articola su due piani distinti, è la città di Rieti, cinta dalle sue mura.

Anonimo
La Madonna e la beata Colomba invocano la cessazione della peste (s.l.)
Olio su tela, cm. 275 x 175 (deposito)
Sec. XIX
Incertae sedis